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I nizioleti veneziani: i cartelli di Venezia

I Nizioleti a Venezia ci raccontano la storia di una città

La toponomastica stradale veneziana è stata scelta con cura, talvolta per contraddistinguere una certa zona, altre volte un’attività od un mestiere, altre volte ancora ad esempio per ammonire, per ricordare…. ogni calle, ogni rio ogni ponte ha dunque una storia unica da raccontarci!

Non aspettatevi però di trovare il tipico cartello che siete soliti vedere nelle città normali. A Venezia si utilizzano sin dal passato i “Nizioleti” ossia “lenzuoletti” nella lingua ufficiale della città (il dialetto veneziano) i quali sotto forma di piccoli rettangoli bianchi dipinti sui muri della città servono ad indicare i nomi di calli, rii, ponti e campielli.

Divertendovi a leggere i Nizioleti, troverete indicate le zone dove si svolgevano alcuni mestieri come il Forner (fornaio), lo Spezier (speziale), il Pestrin (lattaio), il Pistor (panettiere) lo Scaleter, (pasticciere), i Botteri (bottai) il Remer (fabbricante di remi: un mestiere fondamentale a Venezia). Non dimentichiamo poi il Marangon (falegname) da cui trae origine la famosa campana posta sul campanile di San Marco.
Inoltre, sempre grazie ai Nizioleti, conosciamo ora dove si svolgevano particolari attività come il Malvasia (rivendita di vino greco), il Fontego (areò di deposito), lo Squero (ossia dove sorgeva un piccolo cantiere) e via dicendo…

Tra i numerosi nizioletti, circa 4.000, ce ne sono alcuni di davvero curiosi ed originali. Vi racconto oggi la storia di qualcuno di essi!

I nizioleti più misteriosi e divertenti

Il Ponte dei Pugni a Venezia 👊🏼

(Sestiere Dorsoduro): a Venezia troviamo due ponti dei pungi; il più famoso è quello collocato a Dorsoduro, tra Campo Santa Margherita e Campo San Barnaba. Il suo nome deriva dalla presenza di un’impronta di piede in pietra d’Istria posta a ciascuno dei quattro angoli del ponte… ma la domanda è: perché? Ovvio: l’impronta serve per contrassegnare l’antica tradizione veneziana di combattere la guerra dei pugni.
La storia ci racconta come nei primi secoli di vita della Serenissima esistessero due fazioni avversarie: i Castellani, per la maggior parte operai dell’Arsenale (dove si costruivano le navi) ed i Nicolotti, dediti principalmente alla pesca.

La Serenissima era ben favorevole ad ogni tipo di arte o lotta che servisse a mantenere in esercizio i veneziani in caso di attacco nemico, per cui la guerra dei pugni era ben accetta. Da settembre a Natale le due fazioni si sfidavano a colpi di pugni sui ponti della città (generalmente sprovvisti di ringhiere) attraverso un rituale preceduto da pubbliche sfide e, ovviamente, previo controllo che il canale sottostante fosse libero e bonificato in modo che i contendenti, cadendo in acqua, non si ferissero…..la sicurezza prima di tutto no?! 😂
L’incontro, accompagnato da musiche e cori, si articolava in tre tipi di duelli: la Mostra: semplice incontro di pugilato tra i più forti delle fazioni: i combattenti mettevano il piede nelle impronte poste ai quattro angoli del ponte e, come in un vero incontro, si dava il via al combattimento. C’era poi La Frota, ossia l’assalto al ponte da parte delle due fazioni con vittoria di chi conquistava il ponte per primo (evidentemente i ponti erano costruiti meglio dei giorni nostri visto il carico di persone che riuscivano a sopportare); da notare che nella Frota potevano anche essere utilizzati coltelli ed armi da taglio… immaginate il numero di feriti! Infine c’era la Guerra Ordinata: ossia un altro tipo di conquista del ponte ma solo “a spintoni”.

Il Ponte dei Pugni

Il Ponte de le tette a Venezia

(Sestiere San Polo): La Serenissima che tutto sapeva e controllava un giorno si accorse che nella bella Venezia tra i suoi abitanti si stava diffondendo la sodomia…. E dunque come fermarla? Ecco l’idea: adibire una zona, nel sestiere di San Polo, a quartiere a luci rosse con veri e propri bordelli ufficiali e regolamentati dove le donne di facili costumi, affacciandosi dai balconi, mostrassero il loro seno con lo scopo di invogliare all’amore tra uomo e donna e far “dimenticare” pratiche disdicevoli come la sodomia…
Un approccio rapido e semplice tipico della cultura veneziana dell’epoca.
Ma la Serenissima aveva proprio pensato a tutto: le prostitute, una volta divenute vecchie e sgraziate, mica le si poteva buttare via o lasciarle mescolarsi agli altri cittadini della città… ecco dunque il Rio terà delle Carampane dove si trovavano le case (cà) del signor Rampani, veri e propri ospizi per le povere “donnacce”. Pensate che ancora oggi chiamare qualcuna ca-Rampana significa descriverla come donna vecchia e trasandata. 👩🏼‍🦳

il Ponte delle Tette

Il Ponte dei Squartai (squartati) a Venezia

(sestiere Dorsoduro): Questo nizioleto ci racconta la cruda intransigenza delle autorità veneziane. Il ponte dei Squartai, che si trova tra la chiesa dei Tolentini e Piazzale Roma, era uno dei quattro punti (ciascuno ad un’estremità di Venezia) su cui venivano esposti i resti di coloro che avevano commesso i reati più gravi per Venezia: furto, sacrilego e tradimento della patria.
I colpevoli, venivano prima trasportati su di una zattera lungo il Canal Grande e tremendamente torturati durante il tragitto in modo che tutta la città vedesse la fine che facevano i condannati. Trasportati poi in Piazza San Marco li attendeva un boia che, si occupava di impiccarli (alcuni dicono decapitarli) e poi squartarli (da qui, squartai) per poi esporne i resti sui quattro punti cardinali della città. Si dice anche che il ritorno in Piazza San Marco avvenisse non su di un comodo calesse ma trascinati da cavalli imbizzarriti… in sintesi.. meglio non commettere certi delitti a Venezia!

Di Nizioletti capaci di affascinarci e raccontarci la vera storia di Venezia, quella del popolo ce ne sono tantissimi: come la fondamenta della Toletta (sestiere Dorsoduro) che ci racconta il ponte di tole (assi di legno in veneziano) costruito dagli abitanti per trasportare il regalo di nozze di due giovani sposini quando ancora a Venezia non esistevano i tronchi…. oppure Riva de Biasio (sestiere Santa Croce): in ricordo del luganegher (salumiere) Biasio che nel preparare il guazzetto tipico piatto veneziano, si scoprì avere la brutta abitudine di impastare, insieme alla carne di maiale, anche i resti di bambini da lui uccisi…?

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