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Viaggio dalla Terra del Fuoco in Antartide in barca a vela

Aprite una porta ed entrate in un frigorifero: benvenuti in Antartide!
un pinguino pare guardare il paesaggio in Antartide

Come andare in Antartide

In Antartide ci si può andare in vari modi: con un costosissimo volo aereo oppure con una comoda nave da crociera dotata di tutti i confort.
Ma se volete arrivare nel Continente di ghiaccio e ve lo volete guadagnare sul serio, allora non resta che la barca a vela.


L’itinerario per l’Antartide

Da Ushuaia a Capo Horn

Si parte generalmente da Ushuaia in Argentina e lentamente si naviga in direzione est lungo il Canale di Beagle.

Si avanza sempre lungo la linea di confine con il Cile che scorre a destra con la grande isola di Navarino e la cittadina di Puerto Williams.
Nell’acqua e nell’aria, decine di leoni marini vi nuoteranno vicini sbuffando mischiati a centinaia di Pinguini di Magellano ed a stormi di gabbiani, sterne, albatros e cormorani tutti a pesca in queste fredde ma ricchissime acque. Prima di entrare in mare aperto, i delfini australi bianchi e neri vi accompagneranno immancabilmente ed a lungo saltando davanti alla prua nell’acqua verde smeraldo che va verso il mare aperto.

Poi un bel momento girerete decisamente a sud e, attraversata la spesso turbolenta e molto temuta Bahia Nassau, entrerete tra le ultime isole prima di Capo Horn.
Se finora il mare è stato tranquillo (e non sempre è così) d’ora in poi aspettatevi un bel cambiamento.
Lasciata alle spalle la terraferma, con un po’ di trepidazione, si entra nello stretto di Drake, indemoniato spauracchio dei marinai di tutti i tempi e senza pietà iniziano quelle che qui si chiamano carinamente : “ las porcarias de Cabo de Hornos: (le porcherie di Capo Horn)  Sono onde neanche tanto alte, magari sui due-tre metri ma arrivano da tutte le parti, urtandosi tra loro, schiumose, irregolari spinte dal vento delle Ande e dalla Corrente Subantartica, più grande e potente della Corrente del Golfo e che a queste latitudini gira intorno al mondo da ovest ad est, da milioni di anni, senza trovare ostacoli.

Capo Horn

Da Capo Horn alla Penisola Antartica

Poi anche la scura roccia di Capo Horn lentamente si allontana e sparisce alle spalle.
Da qui all’Antartide siete soli.

Avanti per 1000 chilometri di mare aperto, risalendo la latitudine Sud e attraversando i leggendari paralleli: i 40 Ruggenti, i 50 Urlanti e per finire i 60 Stridenti: non c’è che dire, una bella prospettiva.
Queste inquietanti ma verissime descrizioni sono riferite all’effetto del vento e delle onde che aumentano di intensità via via che si scende verso sud, dove le acque del Pacifico e dell’Atlantico più calde si scontrano con quelle polari e dove si formano tremende perturbazioni. Si naviga allora in un ruggito senza tregua, la chiglia s’impenna in aria e sbatte con violenza da una parte e dall’altra, mentre il vento urla e sibila e le onde spazzano il ponte schiumando.
Sapere che i pochi centimetri del fondo della barca, messo così duramente a prova, vi separano da migliaia di metri di acqua scura, ghiacciata e arrabbiata sotto di voi, può diventare un’esperienza quasi mistica.

Bisogna stare dentro, logico e non è una passeggiata: più di 90 ore sbatacchiati di qua e di là in cabina, legati stretti in cuccetta per non cadere fuori, dormire a tratti, mangiare pochino o niente, bere pochino, vomitare tantissimo, in un frastuono infernale assordante e continuo, inclinati su una fiancata ed un istante dopo sull’altra, dentro una centrifuga per birilli……e voi siete i birilli.

Per un paio di giorni noi e la nostra barca di quindici metri e mezzo, siamo incappati in una perturbazione di grado 11 su una scala massima di 12. Con un vento a centodieci km orari ed onde di otto metri… qui non c’è veramente Xamamina che tenga.

E poi quasi di colpo, verso il 58° parallelo si passa la Convergenza Antartica … e si cambia pianeta. Le acque degli oceani lasciano il posto alle acque polari senza mescolarsi e diventano subito più fredde di parecchi gradi; l’aria è diversa, la pioggia si trasforma in neve e la luce diventa magica. Varia anche la fauna marina, cambiano le specie, come se avessimo oltrepassato una barriera invisibile.
In lontananza il bagliore del ghiaccio illumina le nuvole dal basso e i primi enormi iceberg passano splendenti e silenziosi di fianco alla barca.
Anche il mare si è calmato….benvenuti in Antartide!

Il magico Antartide

A questo punto le parole diventano insufficienti. Non c’è Himalaya, Karakorum, Artico, Alaska, Groenlandia, Ande …niente è paragonabile a quello che passa davanti ai nostri occhi incantati.

Qui parliamo di un’altra cosa, qui parliamo di un altro mondo.
C’è ghiaccio, e tanto, milioni di km quadrati con spessori fino a quasi cinquemila metri, vecchio di trenta milioni di anni. Compresso e duro come il marmo, lucido come vetro, spumoso, bianco, turchese, verde smeraldo. Ghiacciai di decine, di centinaia di chilometri di lunghezza che scendono in mare liberando migliaia di blocchi di ghiaccio grandi come palazzi o piccoli come schegge, uno diverso dall’altro, uno più bello dell’altro.
Crepacci immensi e bui, torri, castelli, pareti altissime traforate da una infinità di caverne color cobalto ed una luce che cambia ogni istante: il sole è limpidissimo e la neve cade il minuto successivo.
E grandi montagne nere, alte, ripide e aguzze, impastate di ghiaccio, spazzate dal vento che solleva mulinelli di neve e precipita verso l’acqua con raffiche freddissime ed improvvise.

E su questo mondo gelido e inospitale una vita prorompente, esplosiva e rumorosa, nell’acqua e sulla terra.
Milioni di pinguini di tante specie diverse, cormorani imperiali, skua predatori, petrelli giganti, ognuno di essi indaffarato a sopravvivere nella brevissima estate australe. Enormi, goffi elefanti marini antartici, otarie, grasse foche stese a sonnecchiare sui banchi di ghiaccio galleggianti, incuranti del freddo. Feroci foche leopardo, che vi osservano passare sul gommoncino tirando fuori dall’acqua il testone da serpente. E poi le orche e le balene, a decine, placide ed immense a girarvi intorno curiose, con i loro rumorosi soffi di vapore, quasi a salutare, prima di immergersi nuovamente, con le loro enormi code sospese per un attimo sull’acqua.

Questo è molto di più è l’Antartide…

– Racconto di Lorenzo e Gianna, papà e mamma-

 

P.S.: Se hai qualche curiosità od osservazione su questo articolo, ti aspettiamo nei commenti 🙂

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