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Storie e leggende dei personaggi delle Dolomiti

Prima dell’avvento della tecnologia, i popoli delle valli dolomitiche nei lunghi inverni accanto al fuoco si raccontavano e tramandavano saghe e leggende.
Da queste storie popolari balzano vivi ancora oggi molti complessi personaggi dai diversi caratteri che nell’immaginario collettivo si fondono con la natura, le rocce, il fogliame e l’acqua dei torrenti, ovvero con tutto ciò che faceva parte della vita di quei popoli.

Così tra le bionde, belle e buone Fate dagli occhi azzurri, saltano fuori i Folletti allegri ed irascibili, le eteree e timide Ninfe protettrici dell’armonia e della natura, gli Elfi signori del vento e della neve.

Ma chi la fa da padrone sono gli esseri malvagi e terrificanti, spauracchi dell’infanzia, diavoli, orchi, streghe, vampiri, mezzi uomini e mezze bestie, che incarnavano tutte le paure e difficoltà di una vita ai limiti della sopravvivenza.
Tali figure ed i racconti popolari ai quali sono legate pongono le loro radici negli antichi e misteriosi popoli che abitarono le valli dolomitiche provenendo dai paesi nordici e portando con sé le loro credenze ed i loro miti.
Tali tradizioni orali si mischiarono più tardi con i culti pagani importati dai romani e, successivamente all’opera di conversione del cristianesimo, si tradussero spesso in storie di santi e feste religiose giunte ai nostri giorni.

Ma rituffiamoci nelle leggende del passato e facciamo rivivere alcuni dei personaggi mitologici più famosi e diffusi, tralasciando quelli che Karl Felix Wolff ha reso immortali, come il re Laurino.

P.s.: Aguzzando la vista quali di questi personaggi individuate nel nostro disegno di copertina? Scrivetecelo nei commenti! 

Crodères

Al centro del Cadore si innalza uno spettacolare gruppo dolomitico, le Marmarole.
Tra gli anfratti e le guglie di queste montagne vivono alcuni uomini dalle lunghe barbe generati dalle aspre rocce che, proprio per tale ragione, hanno cuori di pietra. Pur non essendo malvagi, non provano alcun sentimento né di gioia, né di dolore, né di pietà, rimanendo sempre del tutto insensibili a ciò che comunemente chiamiamo emozioni. Non fanno male deliberatamente agli altri uomini, ma nemmeno prestano loro soccorso. Solo una volta all’anno, nel “giorno di calma”, si riposano con la conseguenza che, in quell’unico giorno, non cadono né valanghe né frane.
Sono comandati da una regina di ghiaccio, il cui nome è Tanna.

Secondo la leggenda un giorno gli uomini decisero di mettere fine a questa situazione creando muri alti fino alle cime così da arginare la caduta dei sassi. Per un lungo periodo i Crodères rimasero a guardare con il loro sguardo impietrito fino a quando, un bel giorno, decisero di scatenare migliaia di frane e valanghe, provocando così rovina e distruzione.

Comelle

Sono creature evanescenti e sfuocate che si confondono nella nebbia ed assumono multiformi aspetti: talvolta pesci, uccelli e cerbiatti. Questi strani esseri vivono al limitare dei boschi e si nascondono nelle grotte.
Non sono malvage, ma è opportuno sfuggirle perché si divertono a far smarrire la via di casa.

Spina de Mul e Tsicuta

Veniamo ora ad una bella e divertente coppietta: lui si chiama Spina de Mul ed è un potente e terribile mago che assume l’aspetto di un mulo con la parte anteriore, testa, collo e zampe normali e la parte posteriore invece fatta di scheletro putrescente. Carino no?

Spina de Mul cavalca per valli e boschi lanciando di tanto in tanto un orrendo grido. Intorno a lui ruota una leggenda di guerre e battaglie… In questa storia ovviamente tra i protagonisti non manca certi il ragazzo eroico che vuole salvare la sua amata.

Il nostro simpatico Spina de Mul ha un altrettanto amabile sorellina, di nome Tsicuta, che in buona sostanza è una strega molto permalosa, dispettosa e scontrosa. Evitate quindi di imbattervi in questa bella coppietta.

Redodesa

Ovvero regina delle dodici: Redodesa è una specie di befana che, seppur non proprio malefica, arriva a mezzanotte sbattendo dei piatti (o delle catene) per spaventare i bambini cattivi. Per cacciarla, secondo la tradizione bisogna accedere un fuoco e mandare delle grida.
E’ spesso accompagnata da dodici figure, i Redodesegot, che possono rappresentare i mesi o alle volte le dodici magiche notti sante che vanno da Natale all’Epifania. In poche parole, la Redodesa rappresenta il corrispettivo veneto della tradizionale Befana.

Om Salvarech

Selvaggio, grande, grosso, fortissimo, interamente ricoperto di un muschio particolare che si trova in montagna, denominato licopodio.

Vive in una grotta ma, seppur di aspetto terrificante, non è cattivo anzi pare che abbia insegnato ai pastori l’arte di fare il formaggio per mezzo del licopodi. Sembra tuttavia che Om Salvarech non abbia ancora rivelato tutti i suoi segreti.
Nel comune di La Valle Agordina, ad aprile si tiene una sagra in onore di questo personaggio che ha insegnato l’arte casearia agli umani e nell’occasione si fanno grandi scorpacciate di formaggio.

Ce de Lu

Fantasma con la testa di lupo nascosto da un orribile vecchio cappello e vestito di stracci grigi. Malvagio, crudele e furbissimo, gira per le montagne prima e durante le tempeste di neve.
Secondo la leggenda, nessuno può combatterlo perché nessuno può vincere la forza della bufera.

Anguane

Magiche figure femminili e di rara bellezza legate alle acque, con lunghi e fluenti capelli, grandi occhi, fisico bianco e snello e mani affusolate.

Secondo alcune altre leggende invece la parte inferiore del loro corpo ha la sembianza di zoccolo di capra o di coda di serpente.

Cantano spesso melodie meravigliose con voci soavi. Le Anguane sono creature che difendono le acque del Piave e del Sile.
Vi sono leggende che raccontano intrecci amorosi tra le Anguane ed i bei giovanotti mortali; tutte storie purtroppo finite però male.
Altre leggende raccontano invece che i tentativi degli umani di rompere gli incantesimi delle Anguane o di impadronirsi degli stessi, le hanno rese furibonde, vendicative e malevoli nei loro confronti.

El Mazariol

Ometto vivace maligno e dispettoso, lascia le sue orme nei boschi e chi inavvertitamente le calpesta viene trascinato a seguirlo fin nel profondo delle montagne, dimenticando la via di ritorno verso casa e verso la famiglia.
Inoltre chi sbadatamente oserà sciogliere qualcosa che lui ha legato diverrà bersaglio dei suoi dispetti crudeli.

Secondo una leggenda El Mazariol riuscì a salvare la città di Opitergium (l’attuale Oderzo) dall’invasione degli Unni guidati dal condottiero barbaro Attila. La tradizione popolare ancora oggi narra che durante le notti di luna piena potrete vedere el Mazariol a bordo di una zattera lungo il fiume mentre ripete “Io sono il Mazariol che sconfisse Attila, il flagello di Dio“.

Conosce a fondo i segreti della natura e protegge e cura il bestiame, ma si invaghisce delle belle fanciulle che rapisce portandole nella sua grotta per dei momenti di amore.
La malcapitata ragazzetta può così giustificar il bel pargolo che dopo nove mesi viene al mondo. Vedete… anche nelle leggende tutto ha un senso e segue uno scopo… compreso quello di trovare una giustificazione a certi “imprevisti”.

Truda

Strega burlona ma piuttosto diabolica e dispettosa, che ha la facoltà di trasformarsi e rimpicciolirsi tanto da poter passare nelle fessure o nelle serrature.
Con grande maestria si avvicina con degli strani fruscii al letto di chi dorme per sedersi sul suo torace creandogli un pesante fastidio ed alitandogli sul viso un fiato puzzolente e mefitico.
Alle volte entra nelle stalle facendo ammalare gli animali. Per scongiurare il pericolo della sua presenza, bisogna attaccare alla porta, ferri di cavallo, immagini sacre e rosari.


Abbiamo cercato di darvi solo un piccolo assaggio di alcuni dei moltissimi personaggi che popolano i miti e le leggende dei popoli dolomitici e che, fin dalla notte dei tempi, hanno fatto parte delle loro vite, delle loro paure e delle loro tradizioni, ma anche delle loro speranze e del loro ammirare la bellezza e la potenza della natura che li circondava.


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