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Emozioni dopo un viaggio in India on the road

  • 19 Luglio 2022
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“In India prima o poi ci vado”

Quanti di voi hanno detto “prima o poi in India ci voglio assolutamente andare” ?!  Io ero una di voi….. chissà perché l’India è uno di quei Paesi che attraggono l’immaginario dei viaggiatori come le falene sui lampioni.

Eppure secondo me l’India non è per tutti: non lo dico perché credo ci siano persone non all’altezza di un viaggio in India ma, a meno di non limitarvi a fare un viaggio seduti su di un pulmino privato senza mai scendere e senza provare a perdervi tra le sue strade affollate e polverose, l’India è faticosa, mentalmente e fisicamente.

Ora che ci penso credo sia l’unico viaggio da cui sono tornata provata.
Le ragioni che mi hanno portato a questa convinzione sono molte ed allo stesso tempo nessuna, per cui il mio forse è più un insieme di sensazioni.
In India, tutto mi è sembrato amplificato, portato volutamente all’estremo….

Donne sui ghats di Pushkar

Il rumore dell’India

Frastuono, clacson, musica, urla, cembali, pentole, petardi…. non esiste silenzio in India.
Alla lunga questo rumore, senza apparente senso, per noi europei è difficile da sostenere. Ricordo un giorno, durante un rito hindu una signora che, intenta a battere con tutte le sue energie un grosso tamburo, mi disse: “più rumore fai e più il nostro Dio si sentirà amato”.
Noi non siamo abituati a questo punto di vista.

Gli odori dell’India

E poi l’odore. In India respirerete l’ammaliante profumo dell’incenso, avvolgente, inebriante e dalle molte sfumature. Il profumo dell’incenso dei templi indiani vi rimarrà impresso per sempre nella memoria…
… però, sempre in India, sentirete anche il fetore della spazzatura per strada, della morte, della sporcizia e della povertà.

La contraddizione indiana

Il popolo indiano mi è sembrato un popolo umile, genuino e generoso; in nessun altro Paese ho percepito una così radicata disponibilità d’animo, un desiderio di aiutare il prossimo così marcato da poter sembrare invadente. In India ogni azione individuale è in realtà collettiva e non si corre certo il rischio di stare da soli: anche la più semplice attività, come quella di un prelievo al bancomat, si trasforma in un lavoro di squadra dove ognuno, spalla a spalla, mette il proprio contributo. Un altruismo che noi abbiamo purtroppo in buona parte dimenticato e su cui c’è molto da riflettere!

Eppure allo stesso tempo raramente ho notato così tanta arroganza, tracotanza, corruzione d’animo in chi ha un “briciolo di potere o di autorità”. Per cui, mi sono a lungo domandata, dove sia la verità e se ci sia un fondo di vero in quanto mi ha detto un giorno un indiano: “noi non abbiamo scelta, dobbiamo per forza essere buoni sennò ci reincarniamo in pulci”. Tornando dall’India mi sono dunque domandata dove sia il limite tra la sincera disponibilità ed il dovere religioso❓
E poi mi chiedo ancora: se è una società è davvero inclusiva perché, ancora oggi le caste, formalmente abolite nel 1950 esistono ancora di fatto❓ Perché spesso e soprattutto nelle aree rurali, non è possibile sposarsi tra caste diverse (se non si vuole essere rinnegati dalla famiglia) o, perché gli “intoccabili” (ossia quelli che per nascita ricoprono gli strati più bassi della scala sociale) di fatto continuano a dover vivere ai margini della società nelle baraccopoli❓

In fondo, ciò che in India mi ha turbato è la profonda contraddizione che riguarda i molti aspetti del quotidiano, per lo meno ai nostri occhi.
Povertà e sfarzo, indigenza assoluta da un lato e migliaia di offerte alle divinità sotto forma di cibo e fiori dall’altro; mi ha colpito, in India, un custode preposto a vegliare sulle scarpe fuori dal tempio…. che però era senza piedi a causa di una cancrena. Se andrete a Varanasi, la città sacra, vedrete le mucche mezze putrefatte galleggiare sul fiume Gange accanto ad indiani che, nel rispetto della cultura hindu si sciacquano i vestiti, si lavano i denti nelle sue acque sorseggiandone un po’. Sempre a Varanasi, vedrete defunti trasportati in spalla dai familiari per la strada o nei tuk tuk.
Non siamo abituati a tutto questo.

Gioia e dolore, vita e morte, pulizia nelle strutture turistiche e sporcizia estrema appena fuori, pace e conflitto convivono in un equilibrio che in India pare funzionare benissimo ma che, talvolta, è talmente dissonante da essere difficile da capire ed accettare.

Ciò non toglie che l’India abbia molto da offrire a chi saprà capirla: la bellezza unica dei suoi templi come quelli di Ranakpur, l’imponenza delle sue fortezze come l’Amber Fort, lo sfarzo del Taj Mahal, la raffinatezza ed i colori dei vestiti del Rajastan, la purezza dei principi di una religione, quella hindu, così positiva, gioiosa, permeante ma comprensiva per ciò che è diverso (almeno così mi è parso) e molto altro.
E poi… la cucina indiana … una vera delizia per il palato: come dimenticare il butter chicken, il baati churma, il pollo taandori e tutte le spezie, salse salsine locali?

Eppure l’India mi ha lasciato qualcosa di strano dentro come se, forse, tutto questo rumore, questo odore, questa povertà accettata così serenamente e pacificamente fosse troppo, troppo grande da sostenere a lungo….

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